Dopo averli messi alla prova con un’intervista doppia, abbiamo chiesto ai nostri due fondatori – e ispiratori – di condividere con noi il loro allenamento tipo. Iniziamo con Vito, che racconta cosa significa per lui allenarsi e le continue scoperte che l’esercizio fisico riserva all’interno di un percorso di consapevolezza sempre crescente.
Ecco il racconto di Vito:
“Inizio con i ringraziamenti: il primo in ordine cronologico va a due amici d’infanzia, Enzo Naddeo e Antonio De Vito, che mi hanno ispirato e fatto scoprire il “mondo palestra” e trasmesso questa passione che coltivo dal 1994 e che, da quest’ultimi 10 anni ad oggi, non riesco ad applicare nella giusta misura.
Infatti io non mi alleno, ma svolgo almeno una volta a settimana con continuità attività fisica: quando mi organizzo al meglio la settimana riesco anche due volte, altrimenti sposto la seconda seduta alla domenica o al sabato pomeriggio, quando è chiusa la palestra.
Ringrazio Giorgio Leo: un fratello acquisito – nonché socio – per avermi fatto ampliare la visione e portato a considerare l’esercizio fisico il farmaco più potente per ripristinare l’equilibrio psicofisico. Con un principio fondamentale a guida: un corpo malato ti comanda, un corpo sano ti obbedisce. Non posso che ringraziare anche Francesco Pacelli, che mi ha aiutato a evolvere il concetto di esercizio fisico curando l’aspetto posturale, imprescindibile per un corretto e bilanciato allenamento.
Allenarsi per me significa pianificare almeno 3-4 allenamenti settimanali, ovvero programmare una progressione di carico, variando nell’arco dell’anno lo stimolo che può essere di: forza massima, forza esplosiva, forza veloce o ipertrofia. È importante poi alternare i differenti tempi di pausa e recupero e dedicare la giusta attenzione alla flessibilità , alla meditazione e all’apparato cardio circolatorio e respiratorio, che rappresenta il 30% dell’allenamento. L’altro 30% dell’allenamento ideale viene dall’introdurre il carburante giusto quindi alimentarsi correttamente. Infine, il “grosso dell’allenamento” è il riposo, che per me rappresenta il 40%.
Ecco, applicare con costanza tutto ciò significa allenarsi al di là dell’obiettivo che ognuno di noi si prefigge, quindi del perché ognuno di noi si allena.
Personalmente, io mi racconto partendo dal perché: dedico una, massimo due ore settimanali all’attività fisica perché mi permette di scoprire con curiosità come l’esercizio fisico fatto con consapevolezza, costruendo immagini mentali, possa regalarmi sensazioni che prendono forma alla ricerca di un “perché nel perché”.
Detto in altre parole? Intendo comprendere cosa significa allenare un determinato muscolo e che benefici può darmi nella quotidianità .
Per essere meno teorico e più pratico provo a riportarvi il modo di concepire l’allenamento che in quest’ultimi anni ho iniziato ad esplorare.
Lo farò attraverso una metafora d’esempio: allenare i dorsali significa allenare la curiosità alla scoperta, questo movimento rappresenta infatti l’ancoraggio del passato che porta a scoprire il futuro ed avere così i giusti strumenti per essere in grado di affrontarlo. È uno dei primi gesti che da neonati si apprende ed è legato al desiderio di voler vedere cosa c’è al di là del lettino. Rappresenta la capacità di far coesistere leggerezza e potenza e, traslato nel quotidiano, significa essere permissivi ma anche autorevoli. Allenare i dorsali eseguendo delle trazioni per me significa metaforicamente raggiungere obiettivi, ed eseguendo dei muscle-up, superarli. Questo è l’atteggiamento che ho quando mi alleno: mi dà una carica ulteriore che amplifica l’effetto benefico grazie al fatto che ci metto l’intenzione.
Gli esercizi che mi accompagnano principalmente sono: squat, stacco da terra, girata al petto, strappo, slancio, distensioni su panca, trazioni alla sbarra, corda, corsa ed esercizi posturali, che mi regalano flessibilità ed evitano infortuni. Amo allenarmi senza musica e in silenzio per ascoltare ogni respiro e contrazione: per me è un’esperienza, che provo a raccontare e condividere svelando le mie scoperte, e i loro dettagli e sfumature.
Spero di farlo il più a lungo possibile perché mi diverte. Poi, ho una sfida in atto: arrivare a 50 anni ed essere ancora il più forte del più giovane trainer.”